giovedì 24 novembre 2011

ANDARE, sopravvivere ai giorni sbagliati




Sola.              
Cammino. O corro, come diceva mio padre.
La sciarpa copre il mio viso, fa freddo ma io non mi proteggo dal gelo.
Preservo le espressioni del mio volto dall’invadenza di occhi sconosciuti.
Non è stata una buona giornata. È stata sbandata o forse sbagliata.
Non è stata una cattiva giornata, i miei sogni sono tutti intatti.
Li modello come fossero nuvole: non li tocco, li dipingo sulla proiezione del mio futuro.

Sola.                                                              
Cammino. O corro, come diceva mio padre.
Voglio tornare a casa.
Fare delle coperte il mio cielo e permettere alla pioggia di cadere sul mio viso.

Sola.
Mi sveglio assieme a un’alba che posso solo intuire.
Il caffè riscalda l’anima, dona vita a una casa illuminata di blu, gelata.

Sola.
Sorrido.
I miei sogni sono tutti intatti.
Mi chiudo la porta alle spalle e scendo in strada.
Guardo il cielo,
poi la strada.
Cielo-strada.
Sogni-salita.

Sola.                                                               
Cammino. O corro, come diceva mio padre.
I sogni sono strani frutti: li trovi alla fine di una strada che costruisci a pezzi. 
In giorni buoni e in giorni sbagliati.
E non sai mai quando sarà finita.

Forse oggi.

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