martedì 4 ottobre 2011

Felicità OGGETTIva (un’ingannevole storia d’amore)


Comprare la propria felicità regalando a se stessi degli oggetti è inseguire affannosamente un piacere artificiale, apatico, sterile.
Se solo ci fermassimo a pensare… Tale piacere è dovuto a un momentanea infatuazione tra un essere umano ed un essere inanimato.
Vai a dormire felice guardando il tuo oggetto sul comodino, forse. 
Ti svegli e lui è ancora lì, non corre a donarti un abbraccio o a prepararti con tenerezza la colazione. Ti ritrovi con la felicità fumante sparita dal cuore. Tu e il tuo oggetto vi siete lasciati, è finito l’amore. L’unico vantaggio è che non devi neppure comunicarglielo, lui lo sa.
Comprare una cosa senz’anima per dipingersi un sorriso procura lo stesso piacere che si proverebbe con una prostituta:  la felicità OGGETTIva è orgasmico piacere del cuore; è un viaggio su un fascio di luce; è un cibo che mangi senza gustare; è un inizio che tiene al guinzaglio la fine.


L’appagamento autentico è un’alba che sorge in se stessi, creando o vivendo qualsiasi forma d’arte oppure nasce del più che gratificante rapporto con altri esseri viventi. Il resto è solo il tentativo, più che naturale, per carità, di sconvolgere una vita che si fa fatica ad apprezzare nella sua regolarità. Quando si parla di felicità, però, è giusto non perdere l’orientamento altrimenti si rischia di imboccare la direzione dell’effimero piacere il cui punto d’arrivo è un vuoto che cela insoddisfazione che cela a sua volta frustrazione. Un vortice di tristezza. Un buco nero di miseria.

La felicità vera è quell'intervallo di tempo, che accade di tanto in tanto e in maniera del tutto irregolare, e si distingue dagli altri intervalli di tempo che si succedono lungo la scala temporale di ognuno di noi perché contiene un lembo d’esistenza che ricorderai per sempre.
Pensi che l’ultimo giorno della tua vita ricorderai dell’acquisto di un oggetto? 


© Anto Superbat

2 commenti:

  1. e se l'oggetto fosse proprio quella tazza comprata in quel bellissimo mercatino....e in cui metti la tua cioccolata calda durante un temprorale o una nevicata?...io vorrei(ma non so se ci riesco)che tutto nella mia casa rappresentasse me e la mia famiglia..anche l'inutile soprammobile che pero' evoca un ricordo...la linea tra consumismo ed identificazione sociale è pericolosa e sottile...io amo le mie cose ma amo di piu' cio' che NON si vede...grazie per questa riflessione che mi hai condotto a fare. Un' abbraccio!

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  2. Grazie a te barbara, come sempre attenta lettrice e pensatrice. Un bacione :)

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