A ridosso dello scorso
Natale mi sono imbattuto nella notizia della pubblicazione in Italia (grazie all’associazione di viaggi e turismo "No Borders Magazine"), con
tiratura limitata, di "Back To The Wild": una raccolta di scritti e
fotografie di Alex Supertramp ovvero Chris McCandless.
Il suo viaggio
avventuroso (non certo dilettantistico!) attraverso gli Stati Uniti fino
all'ultima tappa, l’Alaska, è stato portato alla ribalta dall'incredibile film
"Into the wild" (regia di un certo Sean Pen ed interpretazione
perfetta di Emlie Hirsch) tratto dal libro scritto da Jon Krakauer:
"Nelle terre estreme".
Con il timore di
trasformarmi in ciò che per primo io e poi Alex stesso odierebbe ovvero in un
collezionista di cimeli, e convinto che film e libro avessero detto tutto
ciò che c'era da dire su di lui e la sua storia, non ho acquistato "Back to
the wild" d'impulso. L'ho fatto dopo più di un mese, di ritorno da un bel
giro per le vacanze di Natale. Perché la curiosità vince sempre, perché avevo bisogno di
proseguire a viaggiare e perché in vista di un periodo complicato (a dicembre
si dice sempre: "Si vedrà a gennaio" e poi si vede gennaio...) si ha
sempre bisogno di buona compagnia.
La scelta si è dimostrata più che azzeccata a partire dalla prefazione di Paolo
Cognetti (autore amante della
montagna, non lo conoscevo, ottima scoperta) che in due pagine definisce in
maniera chiara e semplice la personalità di Alex, il senso del suo viaggio e
della sua vita e il perché "Back To The Wild" chiuda il cerchio.
"Il mistero più grande intorno a
Chris McCandless, per chi come me l'ha amato dopo e da lontano, non è tanto la
meta del suo famoso viaggio - un progressivo addio alla società, alla famiglia,
alle relazioni affettive, ai beni materiali - quanto all'assenza di una scia di
parole a segnarne la strada. Thoreau era andato nei boschi per gli stessi
motivi, ma con il proposito di scriverne un resoconto: altrimenti, per come la
vedeva lui, la sua esperienza non avrebbe avuto senso. (...) Ecco il punto,
l'omissione che sarà risultata intollerabile a chi gli voleva bene: non ci
pensava a noi che restiamo?"
Piccola parte tratta dalla prefazione di Paolo Cognetti
Il libro è ben
organizzato e dà forse un'idea più schematica, rispetto al libro di Krakauer, del viaggio precedente all'arrivo in Alaska e di come questo sia servito ad
Alex da "tirocinio".
Le fotografie e le lettere scritte da Alex sono ben integrate da didascalie e citazioni di libri
("Walden" e “Il dottor Zivago”) da lui sottolineate durante la sua
permanenza nel Magic Bus.
Infine posso dire che
questo libro rappresenta un documento che attesta come tutto sia vero e soddisfa
il "San Tommaso" che è in ognuno di noi.
Collegandomi alla
prefazione di Cognetti mi par chiaro che Alex abbia compiuto questo viaggio
senza secondi fini, senza voler insegnare niente a nessuno, senza idee di
vendetta rispetto alla propria famiglia, solo ed esclusivamente per se stesso, per
ritrovarsi, per capirsi, per la sete di vita selvaggia. Naturale. Primordiale.
E per questo pura.
Il fatto che, tra
l'altro, la sua esistenza breve ma felice ci insegni l'inutilità di una vita
lunga e infelice, insieme alla bellezza della curiosità e dell'avventura è
fatto secondario.
Resta ad ognuno di noi
l’opportunità di fare proprio tutto ciò, ognuno nel proprio ambito, senza
stupide e scontate emulazioni.
CITAZIONI
In lotta con il proprio
destino, Chris, senza saperlo avrebbe cambiato quello di altre persone, ben
oltre la sua morte.
Tutto ciò di cui ha
bisogno un uomo è un mezzo di trasporto, un luogo dove fermarsi e una sedia per
riposarsi. Alex trascorre diverse serate immerso nello scenario di pace che lo
circonda. Con la sabbia tra le dita e sul viso il tepore del sole al tramonto,
si sente a casa. (Fiume colorado, a nord di Blythe, California)
Alex è in piedi da solo
in mezzo a un’immensa pianura alluvionale, lontano alle scogliere che segnalo
la riva e dal mare che delimita la costa. Il ritmo delle onde è il ritmo della
sua vita. (Pianura alluvionale in Messico)
Così tante persone
vivono nella infelicità e, nonostante ciò, non prendono l’iniziativa di cambiare
la propria situazione, perché sono condizionate da una vita di sicurezza,
conformismo e tradizionalismo, tutte le cose che sembrano assicurare la pace
dello spirito, ma in realtà niente è più dannoso di un futuro sicuro per l'animo avventuroso dell’uomo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una
persona è la passione dell’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con
nuove esperienze e, quindi, non c’è gioia più grande dell’avere un orizzonte in
continuo cambiamento, di trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.
(Parte della lettera scritta da Alex a Russell)
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